Il picco dei contagi doveva essere ieri.
Troppe persone non vogliono capire i pericoli di questa epidemia. Sono molte le persone che sono state multate e troppe quelle che circolano per futili motivi. I decreti sono stati emessi confidando nel buon senso, anche per non paralizzare la nazione quando tutto sarà finito.
Questa strana situazione che vede da una parte persone che muoiono o che soffrono, e dall’altra bande di irresponsabili, sta determinando lo studio di nuove restrizioni da parte del governo. Condizioni che metteranno ancora più alla prova la comunità, già colpita e smarrita.
Era stato calcolato che il picco dei contagi avrebbe dovuto essere ieri, 18 marzo. E non era una data a caso. La media dei giorni di incubazione era stata stabilita in 5/6 giornate dalla contrazione del virus. Il coronavirus infatti si manifesta alle analisi entro 14 giorni, ma la frequenza più elevata è circa a metà di questo periodo.
Logico quindi calcolare che il 18 marzo, 7 giorni dopo il decreto che obbliga a stare in casa, avrebbe dovuto manifestarsi il massimo dei contagi, dopodiché avrebbero dovuto andare a scemare. Ciò se tutti avessero rispettato le regole. Probabilmente non sarà così, segno che il non rispetto del decreto è ancora troppo diffuso.
Tutto ciò sta avvenendo nonostante gli appelli delle autorità e di numerosissimi scienziati. A nulla serve vedere quanto si stanno sacrificando medici, infermieri, soccorritori, protezione civile, forze dell’ordine. Passano inosservate le condizioni di disagio e di stress che gli addetti ai lavori stanno provando, lavorando 24 ore su 24 a contatto col virus.
Il risultato ottenuto dagli irresponsabili che minimizzano i pericoli e le probabilità di diffusione del virus è che questo periodo si allungherà. Inevitabili quindi gli interventi dei legislatori che stanno studiando restrizioni ancora più pesanti.
Le misure allo studio
Al momento possiamo solo ipotizzare quanto accadrà. Il premier Giuseppe Conte ha già dichiarato che qualcosa sarà fatto. Si pensa ad una riduzione degli orari di lavoro dei negozi di alimentari. Anche le passeggiate, finora consentite cum grano salis, potrebbero subire una regolamentazione più severa.
A questo proposito sarebbe bene ricordare che i decreti non impediscono l’uso del buon senso. Chi non ha necessità per motivi fisico-terapeutici di effettuare la passeggiata di piacere, sarebbe bene pensasse di rientrare nella categoria che non ha necessità di uscire. E il decreto è chiaro: esca solo chi ha necessità.
La dichiarazione di Conte che anticipa misure di sostegno per le aziende strategiche, potrebbe lasciar pensare anche a misure nei loro riguardi. E sarebbe un passo sensibile, perché la nostra economia è già messa a dura prova dai mercati oltre che dalla situazione contingente.
Un ultimo accenno va fatto al problema degli asintomatici. È stato calcolato che essi siano il 25% dei positivi. Questo dato fa presupporre che i contagiati non consapevoli e non soggetti a restrizioni siamo moltissimi. E ognuno di loro è un ignaro diffusore del virus. Ecco perché è bene non fare “i furbi” e restare in casa il più possibile, o evitare di andare in due persone a fare la spesa. I “furbetti” sono anche coloro che escono una volta al giorno per comprare un panino, o un pacchetto di sigarette. Organizzarsi usando il cervello è l’arma migliore per difenderci. Ancora più che i decreti.